Il crescente numero di pazienti in tutto il mondo che sono sensibili al glutine senza evidenza di malattia celiaca o allergia al frumento ha contribuito alla identificazione di una sindrome glutine-correlata,definita Sensibilità al glutine non celiaca ( SGNC).
E’ più frequente nel sesso femminile ed interessa nella maggior parte dei casi l’età adulta anche se è possibile il suo riscontro in età pediatrica.
I sintomi della SGNC sono rappresentati dal gonfiore e dal dolore addominale, da diarrea o da un intestino alterno con fasi anche di stipsi, da una serie di sintomi extraintestinali (cefalea, eczema e rash cutanei, depressione, astenia, artromialgie, formicolii a livello delle gambe e delle braccia e talvolta anche anemia e afte del cavo orale).
Gli studi finora pubblicati hanno dimostrato che la maggior parte dei pazienti affetti da SGNC presentano una biopsia intestinale normale (lesione di grado 0, secondo la classificazione di Marsh-Oberhuber), cioè non hanno né atrofia dei villi né aumento dei linfociti intraepiteliali (LIE).
I principali fattori scatenanti di questa sindrome sono il glutine e altre proteine del grano, come gli inibitori amilasi tripsina (ATI), frazione proteica che migra insieme al glutine, ma è stato anche ipotizzato che una dieta ricca di FODMAPS ( oligo-di e monosaccaridi fermentabili e polioli) possono suscitare i sintomi gastrointestinali funzionali.
Studi australiani, italiani ed europei di recentissima pubblicazione, dimostrano come una diagnosi di SGNC sia in grado di spiegare e curare una consistente casistica di casi di IBS. In Italia circa il 28-30% della popolazione soffre di IBS, ed è stato recentemente dimostrato come almeno un 16-25% di questi potrebbero essere sensibili al glutine, in virtù della loro risposta positiva alla una dieta senza glutine.
Fonti alimentari comuni di FODMAPs sono il frumento, segale e orzo,latte, legumi, miele, frutta (anguria, ciliegie, mango e pera, mela ecc) e verdure (cicoria, finocchio, barbabietola e porro ecc). Una dieta a basso FODMAPs migliora significativamente i sintomi gastrointestinali funzionali in pazienti NCGS, così come altri disturbi, tra cui la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) che potrebbero anche essere in parte legati agli additivi alimentari, quali i glutammati, benzoati, solfiti e nitrati, che si aggiungono a molti prodotti commerciali per diversi motivi (per migliorare il sapore e colore e di conservanti funzione).
Cereali come riso, mais, grano saraceno e miglio e leguminose, come la quinoa, amaranto e soia sono raccomandati come sostituti per i prodotti contenenti glutine.
Poiché non esistono studi specifici sul fatto che la sensibilità al glutine sia una condizione permanente o transitoria,potrebbe essere consigliata la reintroduzione del glutine dopo 1-2 anni di GDF (dieta gluten-free). Un approccio corretto prevede un processo di desensibilizzazione con l’introduzione progressiva di piccole quantità di glutine.
FONTE:
-Gastroenterol Hepatol. 2014 Jun-Jul;37(6):362-71- Non-celiac gluten sensitivity: a critical review of current evidence. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24667093
-Gastroenterol. 2014 Nov;52(11)-Fiber, food intolerances, FODMAPs, gluten and functional gastrointestinal disorders.
-Cellular & Molecular Immunology (2013) 10, 383–392;Non-celiac gluten sensitivity: questions still to be answered despite increasing awareness.