La correlazione fra IBS e celiachia è oggetto di studio da molto tempo e appare ormai assodata. I pazienti affetti da una celiachia non diagnosticata possono presentare sintomi analoghi a quelli di una IBS.Il quadro clinico della sindrome dell’intestino irritabile, soprattutto del tipo diarrea dominante in alcuni casi migliora con l’adozione di una dieta priva di glitine, anche in assenza di una correlazione diretta con la celiachia o l’allergia al grano.
Come procedere con l’alimentazione? Sicuramente frazionare i pasti nella giornata: infatti mangiate troppo abbondanti provocano spesso fastidi. Alcuni alimenti, soprattutto quelli che provocano la formazione di gas a livello intestinale possono peggiorare la sintomatologia. e perciò è utile identificare il potenziale flautogeno degli alimenti:
•Potenziale Flautogeno Debole: pesce, carne, verdura (lattuga, cetrioli, broccoli, peperoni, cavolfiore, pomodori, asparagi, zucchine, olive), frutta (melone, uva), carboidrati (riso, cracker integrali).
•Potenziale Flautogeno Medio: dolci, patate, agrumi, melanzane.
•Potenziale Flautogeno Forte: latte e derivati, verdure (cipolle, sedano, carote, cavoletti di Bruxelles), legumi, frutta (uva passa, banane, albicocche, succo di prugne).
Anche spezie, caffè, tè e bevande gassate tendono ad aggravare i sintomi.
Poiché esistono due sintomatologie associate alla sindrome del colon irritabile, il ruolo della fibra è controverso e dipende dalla presenza o meno di stipsi o diarrea.Le fibre in caso di sindrome del colon irritabile vanno quindi utilizzate con attenzione: devono essere presenti nella dieta perché permettono una buona peristalsi intestinale e agiscono come spazzini, ma non devono essere in eccesso perché possono irritare l’intestino e peggiorare i sintomi.
Fonte:
P. Binetti, M. Marcelli, R. Baisi; Manuale di Nutrizione Clinica e Scienze Dietetiche Applicate. Società Editrice Universo.
L. Lucchin, F. Chilovi; Nutrizione e Patologia Gastrointestinale. Il Pensiero Scientifico Editore.